Quanto costa l’ INPS per chi apre la partita iva come agente di commercio?
Su questo tema c’è molta confusione e molto spesso le persone sono portate a credere che i contributi previdenziali siano…
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Su questo tema c’è molta confusione e molto spesso le persone sono portate a credere che i contributi previdenziali siano sempre fissi e non proporzionati all’ammontare delle fatture emesse dal professionista della vendita.
Per rispondere al quesito “quanto costa l’INPS” per chi svolge un’attività individuale di agente di commercio o di venditore, nel mese di Aprile 2016 (in rosso gli aggiornamenti per l'anno 2018) abbiamo intervistato il dott. Stefano Masiero, ragioniere commercialista e revisore legale con sede a Spinea (Ve), che ha risposto puntualmente alle nostre 3 domande.
D1.: Dott. Masiero, se io fossi una persona in procinto di aprire la partita iva per svolgere l’attività di agente di commercio e volessi sapere quanto costerà la parte previdenziale, quali suggerimenti può dare?
R1.: L'agente di commercio munito di Partita Iva deve iscriversi all'INPS alla “Gestione Commercianti”.
Questo comporta fino ad un reddito annuo di euro 15.548,00 (15.710,00) il versamento dei contributi minimi pari ad euro 3543,05 (3.791,98) rapportati al periodo di lavoro, ossia euro 295,25 (316,00) al mese a decorrere dal mese di apertura della P.IVA (attenzione che anche un solo giorno nel mese fa scattare l'obbligo del pagamento dell'intera quota mensile di euro 295,25 (316,00)). Per redditi annui superiori a euro 15.548,00 (15.710,
D2.: Tutto molto chiaro, ma a volte le aziende vogliono inquadrare i venditori come “venditori porta a porta”: in questo caso le cose cambiano?
R2.: In questo caso le cose sono completamente diverse sia da un punto di vista fiscale che previdenziale.
Concentrandoci solo in quest'ultimo ambito, il venditore porta-a-porta deve iscriversi all' INPS alla "Gestione Separata", che comporta per redditi lordi superiori ad euro 6.410 (per quelli inferiori non si paga INPS) il versamento INPS nella misura del 27,72% (33,72%) (ridotta al 23,50% (24,00%) se il soggetto è pensionato o è titolare di altro reddito soggetto a contribuzione INPS) del reddito annuo conseguito. Tale importo è per 1/3 a carico del lavoratore e 2/3 a carico della casa mandante.
Pertanto il lavoratore si troverà con una contribuzione INPS a suo carico del 9,24% (27,72%/ 3) (11,24%). Il massimale di reddito sul quale calcolare le aliquote contributive è stato fissato per il 2018 in euro 101.427.
D3.: Anche in questo caso la sua risposta è stata utile per chiarire come stanno le cose sull’argomento “quanto costa l’Inps”. Ma un’ultima domanda: se una persona volesse aprire la partita iva come professionista e non come venditore, quanta iva pagherebbe?
R3.: In tal caso l'interessato sarebbe tenuto all'iscrizione INPS alla "Gestione separata".
Tale inquadramento (non da agente ma da professionista) prevede che l'interessato addebiti in fattura una maggiorazione del suo compenso del 4% a titolo di contribuzione INPS, ma con obbligo in sede di dichiarazione redditi di versare all'INPS il 27,72% (25,72%) del reddito conseguito fino al massimale di euro 101.427 fissato per il 2018. La riduzione di 2 punti percentuali rispetto al 2016 è stata fissata dall’Art. 1 comma 165 Legge 232/2016 (Legge di Stabilità del 2017). In assenza di costi l'interessato subirebbe una contribuzione INPS del 23,72% (21,72%) (27,72% - 4%) (25,72% - 4%).
Grazie al Dott. Masiero per aver risposto alle nostre domande su “quanto costa l’INPS per chi apre la partita iva”.
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